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Più di cento anni dei De Maria in Borgo Orefici in Napoli.

Mario De Maria con i suoi dieci figli in posa davanti al Maschio Angioino in Napoli.

Durante la metà del '900 a Napoli nell'antico borgo Orefici, Salvatore De Maria muoveva i suoi primi passi nel mondo dell'oreficeria, sarà precursore di uno dei più importanti procedimenti di lavorazione del tempo la così detta “canna vuota”. Questo consentiva la produzione di leggeri e voluminosi monili con un limitato utilizzo di metallo prezioso per la nascente borghesia. La tecnica quasi segreta e il valore artistico delle lavorazioni consentivano di aggiungere valore cospicuamente, attirando anche l'attenzione della classe alta, questo creò un mercato d'élite. Dalla fonte archivio storico di Napoli, troviamo inoltre nell'elenco degli orafi in attività nel 1888/1889 un Giovanni De Maria in Strada grande Orefici, 20, dunque un avo cugino di Salvatore il capostipite.

Suo figlio Mario, affascinato dal Mestiere e dal taglio dei diamanti, durante il duro e tradizionale "apprendistato" presso le migliori botteghe sarà' catturato dalle tecniche quasi alchemiche tramandategli dal padre, inoltrandosi in un percorso che lo porterà' ad essere uno dei più' celebrati orafi del Borgo, nel dopoguerra apre una taglieria dove si “ritagliavano” diamanti provenienti da antichi gioielli per farne gemme dal moderno taglio "Amsterdam" da utilizzare in gioielli in oro bianco secondo i dettami della moda in voga all'epoca, egli sarà un'esponente in vista della Gilda degli Orefici. La passione abbracciata da Mario lo guiderà a dedicarsi anima e corpo nella creazione dei suoi monili, sarà famoso per i suoi tralci, l'anello così detto a "tomba di Napoleone", che eseguiva in piccole produzioni interamente a mano tradizionalmente con antichi strumenti. La sua abilità manuale era ritenuta proverbiale, come la sua scherzosità, a volte a danno dei frequentatori della bottega.

Tra i dieci figli di Mario dei quali quasi tutti seguiranno le orme familiari, Giovanni è il secondo genito. Egli crescerà in piazza Orefici e abbraccerà il Mestiere seguendo la rigida regola di apprendistato fin da bambino, crescendo apporterà nuove tecniche innovative, conosciute durante i suoi viaggi e mutuate dall'interesse per altri settori produttivi maggiormente avanzati tecnologicamente, sarà richiesto per un periodo di lavoro in Belgio presso una fabbrica con taglieria, dove era stato chiamato per la sua tecnica manuale, abilità e segreti della tradizione orafa Napoletana.
Giovanni De Maria negli '60, è uno dei primi orafi a Napoli ad utilizzare la tecnica a cera persa unita alla micro-fusione a centrifuga. Raccogliendo inizialmente molti dei suoi fratelli nel suo laboratorio, apre un'epoca di produzione dei monili in stile antico, specifico campo nel quale i De Maria, dando vita a diverse imprese, saranno riconosciuti come leader e Maestri. Giovanni partecipa a mostre ed eventi distinguendosi e raccogliendo premi e riconoscimenti. Alla fine dello scorso millennio è tra i soci fondatori della fondazione TARI', ne dirige la scuola per un periodo. Oggi Giovanni di quando in quando frequenta il laboratorio, ancora eseguendo per passione pochissimi lavori di alta oreficeria.

Tra alti e bassi si giustappongono guerre, vite, successi, fallimenti. La passione per il Mestiere mai viene meno.

Attraversato perlomeno quattro generazioni, da Salvatore, a Mario, poi a Giovanni, buona parte del capitale d'esperienza approda dunque nelle mani dei suoi quattro figli, i pro-nipoti di Salvatore: Marco esperto del design e di prodotto, con studi di marketing e profondo conoscitore del settore, consulente a note imprese del settore, un piede nel Mestiere e l'altro nei mercati europei e d'oltre oceano, Alessandro appassionato erede della tradizione e Maestro orafo, un po' artista ed un po' meccanico di precisione, mai lascia il suo luogo d'elezione il laboratorio, Mario visionario apre uno store in Burlington Arcade nel centro di Londra nel 2008 e prematuramente scompare, Paola inizialmente coinvolta, sceglie di dedicarsi solo alla propria famiglia.

La tradizione innovatrice originata dal bis-nonno Salvatore continua oggi anche nel lavoro di Marco e Alessandro.